Anche il problema degli esodati, determinato originariamente dalla revisione delle pensioni di anzianità (concentrate al Nord) e dall’allineamento a tutti gli altri delle donne del settore privato chiesti dalla lettera del 5/8/2011 della BCE , per ottenerne in cambio l’acquisto di titoli pubblici italiani per cercare di raffreddare lo spread (acquisti che, infatti, ebbero inizio il 22/8/2011, nell’ambito del programma SMP, a distanza di 9 giorni dal varo della seconda mastodontica manovra correttiva estiva) al Governo Berlusconi (“intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l'età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico”), che non vi poté ottemperare a causa del veto di Bossi, è stato, in parte, creato dalla errata stima della burocrazia MEF e INPS, che prima ne ha sottostimato il numero (la prima salvaguardia ha riguardato 65.000 soggetti), poi lo ha sovrastimato (quasi 400.000), mentre a consuntivo, nell’arco di 6 anni e su 8 salvaguardie, è stato pari a 153.389 soggetti; e, in parte, esacerbato proprio dall’allungamento dei requisiti recato dalla precedente riforma SACCONI, che peraltro ha avuto anch’essa i suoi ‘esodati’ (coloro che erano in mobilità, dopo i primi 10.000, e gli inoccupati o inattivi, a reddito zero!), decine o forse centinaia di migliaia di persone, ma è stato per meno tempo ed hanno fatto molto meno rumore.