
Pubblico la lettera che ho inviato una settimana fa all’ISTAT, per avere informazioni su chi ha obliterato completamente la riforma delle pensioni Sacconi, omissione che ha influenzato, a catena, sia EUROSTAT che l’UPB, e forse altri. Ad oggi, non ho ricevuto nessuna risposta.
Richiesta info su fonte dati errati
Vale la pena di evidenziare che lo studio elaborato dall’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) Il dibattito sulla flessibilità pensionistica usa dati di EUROSTAT, oblitera completamente la riforma SACCONI con la riforma Fornero, analizza gli andamenti divergenti degli occupati anziani e degli occupati giovani individuando tre “rotture” in corrispondenza delle riforme pensionistiche “Maroni” (Berlusconi-Maroni) del 2004, “Prodi” (Prodi-Damiano) del 2007 e “Fornero” (Monti-Fornero) del 2011, e l’autore Nicola Salerno non avverte neppure un campanello d’allarme quando cita la “terza rottura” legandola alla riforma Fornero e scrive di “2011-2012”, quando si sa bene che il governo Monti è arrivato nel novembre 2011 e la riforma Fornero, decisa in dicembre, viene applicata dall’1 gennaio 2012 (ma i suoi effetti, secondo il precedente presidente dell’INPS, Antonio Mastrapasqua, si dispiegano dal 2013[cfr. nota 1]), e quindi nel 2011 gli effetti non possono che essere quelli prodotti dalla severa riforma Sacconi (DL 78 del 31 maggio 2010, L. 122/2010, art.12), completamente obliterata (almeno formalmente, visto che egli dichiara a Carlo Clericetti, su mia sollecitazione, che ha considerato la riforma SACCONI) per effetto di una specie di ingiustificabile damnatio memoriae.[1 o 2]
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