Ricerca Asili nido e Progetto educativo |
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Egr. Prof. Andrea Ichino,
Io sono un profano della materia, però per ragioni personali ho cominciato a riflettere da diversi anni sul tema dell’educazione come determinante dello sviluppo intellettivo e di una personalità “forte”, non problematica e sono arrivato, attraverso poche buone letture e l'osservazione empirica, ad alcune conclusioni, che ho riportato, prima in alcuni forum (ormai chiusi) e poi, una volta che me lo sono creato, nel mio blog.
Ed essendo un pragmatico, l'ho trasformato in un progetto, che poi ho scoperto era stato già lanciato – quasi simile - e realizzato, in pochissimi casi, dalla Regione Campania con fondi europei, ma limitato ai bambini a rischio (famiglie di drogati, ecc.).
La conclusione principale cui sono pervenuto è che il MATTONE fondamentale per la costruzione di una personalità “forte”, equilibrata, sicura di sé è (a) (mutuata da Alice Miller) l'AMORE della madre e del padre durante la gravidanza e nei primi anni di vita (quando si sviluppano le sinapsi e gli assoni); alla quale ho aggiunto come mio apporto (b) una DISCIPLINA CONGRUA; e (mutuata da Freud) (c) la NON REPRESSIONE DELLE CURIOSITA' SESSUALI, come paradigma di un'educazione non repressiva, fatta di un mix equilibrato di sì e di no.
Debbo dire che l'ho applicato "artigianalmente" con mia figlia e pare funzionare. Ma purtroppo, per ragioni di residenza, a distanza. Ed invece, appunto, dovrebbe far parte di un PROGETTO EDUCATIVO rivolto alle madri in gravidanza e nei primi 3 anni di vita dei figli, con l'assistenza a domicilio di Health Visitor, sulla falsariga di quanto viene fatto, ad esempio, in Finlandia.
Ho raccontato tutto in dettaglio nel quarto - lunghissimo - di questi miei 4 post, ma, se Lei è interessato, preavvertendola che non c'è alcuna mia pretesa di scientificità, Le suggerisco di arrivarci attraverso gli altri 3 (ho dovuto crearmi un secondo blog, poiché il primo è spesso in avaria).
N. 4 post sull’educazione:
1. Educazione dei figli, in famiglia, dalla gravidanza a tre anni
2. L’istruzione è alleanza famiglia-scuola
3. Il ruolo dell’educazione - in famiglia e a scuola - nella formazione di cittadini pensanti e felici: un approccio innovativo
4. Questione femminile, questione meridionale, rivoluzione culturale e progetto educativo
Re: Ricerca Asili nido e Progetto educativo |
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| Ichino, Andrea (Andrea.Ichino@EUI.eu) ![http://webmail-static.iol.it/cp/images/default/en/uikit/img_transparent.gif]() | 26 dic 2016 - 11:07 ![http://webmail-static.iol.it/cp/images/default/en/uikit/img_transparent.gif]() |
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Mille grazie per il commento. Cerchero’ di leggere i suoi blog.
Intanto qui trova il testo originale della ricerca.
I: Rivoluzione culturale e Progetto educativo |
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| <andrea.ichino@unibo.it>![http://webmail-static.iol.it/cp/images/default/en/uikit/img_transparent.gif]() |
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Dopo aver ricevuto la Sua cortese risposta, ho riletto il mio post n. 4 Questione femminile, questione meridionale, rivoluzione culturale e progetto educativo ed ho ritrovato questa mia vecchia e-mail in esso riportata (nell'ultima parte), che ho inviato in data 11 ottobre 2010 alla Sen. Anna Maria Serafini, prima firmataria della proposta di legge (Atto Senato n. 812 http://www.senato.it/loc/link.asp?tipodoc=sddliter&leg=16&id=31770) sugli asili nido intitolata “Un nuovo piano straordinario per un’educazione di qualita’ 0-6”, nella quale affermavo: “Io credo che non basti partire dall'asilo nido, e lo credo proprio sulla base delle acquisizioni della scienza (inclusi supporti strumentali come l'ecografo ed ora il “brain imaging”), ma basterebbe solo una capacità congrua di osservazione empirica, sorretta da quel che scrive, ad esempio, Alice Miller o da quel che fanno all'estero. Io credo che occorra partire prima, fin dalla gravidanza, e poi nei primi 3 anni di vita dei figli, periodo in cui il cervello è come una spugna ed assorbe tutto – di bene e di male - con grandissima facilità, e con un lavoro di assistenza a domicilio, rivolto alla figura cruciale dell'educazione: la madre (ed al padre), per una vera rivoluzione culturale”.
Gliela inoltro. La Sen. Serafini non mi ha risposto. In calce al mio post n. 4, ho riportato, in fondo, l'articolo della vostra ricerca. Se non ha niente in contrario, riporterò probabilmente questo nostro breve scambio di e-mail in un post nel mio blog.
Cordiali saluti,
V.
UNA RICERCA OSSERVA UN EFFETTO NEGATIVO DELLA SUA FREQUENTAZIONE A 0-2 ANNI SUL QI DELLE BAMBINE CON FAMIGLIE PIÙ AGIATE – POTREBBE ESSERE CHE NEI PRIMI ANNI DI VITA LE INTERAZIONI “UNO A UNO” CON GLI ADULTI SIANO ESSENZIALI PER LO SVILUPPO COGNITIVO E CHE A QUELL’ETÀ LE BAMBINE SIANO PIÙ IN GRADO DI BENEFICIARNE
Sono qui disponibili in formato pdf alcuni documenti relativi alla ricerca svolta da Margherita Fort, Andrea Ichino e Giulio Zanella il cui titolo nella versione italiana è La “meglio infanzia”: effetti dell’asilo nido sulle capacità cognitive, non cognitive e la salute dei bambini, presentata per la prima volta a Siracusa, a un convegno della Fondazione Rodolfo De Benedetti, il 23 giugno 2016: A) il testo originale in lingua inglese; B) il rapporto sintetico in lingua italiana; C) le slides della presentazione svolta a Siracusa; D-E) i servizi pubblicati in proposito dal Corriere della Sera nell’edizione nazionale del 28 giugno e nel dorso bolognese del giorno successivo; F) l’articolo comparso in proposito sul quotidiano The Times il 1° luglio; G) la risposta dei tre Autori, sul Corriere della Sera del 30 giugno, ad alcuni commenti critici ricevuti, a seguito della pubblicazione degli servizi dello stesso quotidiano sui risultati della ricerca
Carlo Clericetti - 7 GIU 2016
Nel Sud salari troppo alti? Come no...
Andrea Ichino, nato a Milano (il 10 dicembre 1959), laureato alla Bocconi;
Tito Boeri, nato a Milano (il 3 agosto 1958), laureato alla Bocconi;
Enrico Moretti, nato a [dato indisponibile], laureato alla Bocconi.
Quello dei prezzi è un discorso delicato, da affrontare con cautela. Ho vissuto per un periodo in un paesino collinare del salernitano, con una discreta attività turistica legata alla presenza di un quadro “miracoloso” della Madonna. Ho trovato dei prezzi maggiori almeno del 20% rispetto al napoletano, dove avevo molta più possibilità di scelta (e Napoli ha una dinamica inflazionistica elevata). Aggiungo che un giudizio analogo veniva espresso da un romano. Perfino il farmacista, forte della sua posizione quasi monopolistica (la farmacia più vicina era a 5 Km, di strada collinare), faceva la cresta sui prezzi maggiorandoli illecitamente del 5-6%. Dal punto di vista dei prezzi, quindi, la situazione è molto variegata e occorrerebbe calibrare i salari al costo della vita tra Comuni della stessa Regione o della stessa Provincia, non soltanto tra Nord e Sud.
Dalla presentazione di Andrea Ichino, si ricava che le differenze del costo della vita tra Nord e Sud sono ascrivibili in primo luogo alla casa e in secondo luogo ai servizi, atteso che un Kg di pasta o una lavatrice hanno lo stesso prezzo al Nord e al Sud. “La casa è la componente più importante delle nostre spese. Il prezzo della casa +36% al Nord rispetto al Sud, + 16% il costo della vita; in Germania, tra Ovest e Est, +7% il prezzo della casa, +4% il costo della vita”.
Anche questi dati dimostrano una verità tanto semplice quanto misconosciuta: per allineare i salari reali, o meglio ridurre sensibilmente il disallineamento dei salari reali tra Nord e Sud, è necessario ed in parte sufficiente abbattere la rendita immobiliare, riducendo l’enorme divario tra l’Italia e la Germania (1/40esimo) del numero di alloggi pubblici ed implementare un corposo Piano pluriennale di alloggi pubblici di qualità da affittare ad affitto sociale.[1]
Per ragioni storiche, ecc. il Nord gode di parametri economico-sociali molto superiori al Sud, il che dopo oltre 150 anni dalla nascita dello Stato unitario è insopportabile; Andrea Ichino accenna (nelle risposte al pubblico) alla questione meridionale, che andrebbe risolta a suo avviso non incrementando le infrastrutture – metodo vecchio e fallimentare - ma con un approccio innovativo e cioè accrescendo il capitale sociale. E a mio avviso è giustissimo, a condizione che si parta con un Progetto educativo che affronti alla radice il problema e cioè nella famiglia e coinvolgendo come soggetto e oggetto del progetto le mamme in gravidanza e nei primi tre anni di vita dei figli. Tuttavia gli autori – tutti settentrionali, con un punto interrogativo per Moretti - sarebbero più credibili se accompagnassero questa proposta di ripristino delle gabbie salariali[2] con proposte di misure più articolate volte a ridurre i divari Nord-Sud, quali: a) analogamente a quanto è stato fatto per la Germania Est,[3] destinare al Mezzogiorno un ammontare di risorse straordinarie pari ad almeno 50 mld per 20 anni, affidandone l’amministrazione ad un Comitato formato dai presidenti delle Regioni del Nord; b) applicare rigorosamente la norma che regola la distribuzione dei fondi per gli investimenti tra Nord, Centro e Sud e ripristinare l’obbligo della riserva degli investimenti per il Mezzogiorno;[4] e c) restituire al Sud l’ammontare complessivo degli investimenti di spettanza del Sud stornati (vedi in particolare durante l’ultimo governo Berlusconi-Bossi-Tremonti) al Nord.[5]
NB: Andrea Ichino, nelle risposte al pubblico, chiarisce che l’allineamento dei salari deve avvenire riducendo i salari nominali al Sud.
[1] La casa è un diritto essenziale
[3] Banca d'Italia - Mezzogiorno e politiche regionali *
“Nel Mezzogiorno risiede un terzo della popolazione italiana; si produce solo un quarto del prodotto interno; si genera soltanto un decimo delle esportazioni italiane. Un innalzamento duraturo del tasso di crescita di tutto il Paese non può prescindere dal superamento del sottoutilizzo delle risorse al Sud” (pag. 7).
“A metà di questo decennio il PIL pro capite delle regioni meridionali non raggiungeva il 60 per cento di quellocentro-settentrionale; alla metà degli anni sessanta tale ritardo era di dimensioni identiche.
La frattura territoriale nel nostro paese appare almeno altrettanto ampia, anche con riferimento ad indicatori di sviluppo più direttamente correlati alle condizioni materiali di vita delle popolazioni, come i tassi di occupazione, la diffusione della povertà, i livelli di istruzione o il funzionamento dei servizi pubblici locali. L’elevata ampiezza percepita dei trasferimenti di risorse effettuati nel corso dei decenni in favore delle aree meridionali acuisce il senso di insoddisfazione verso le attuali dimensioni del dualismo territoriale italiano” (pag. 427).
“Fino alla conclusione del XIX secolo, il PIL pro capite delle regioni meridionali non scese mai al di sotto del 90 per cento di quello centro-settentrionale” (pag. 427).
“Il dualismo economico italiano, che vede una quota rilevante della popolazione risiedere in un’area molto povera rispetto alla media nazionale, si presenta assai più grave rispetto agli altri paesi con livelli di sviluppo similari e si avvicina invece alle condizioni di disparità che caratterizzano i paesi economicamente meno avanzati” (pag. 430).
“I maggiori divari di reddito che il nostro paese mostra nel confronto internazionale sembrano quindi dipendere per intero dall’anomala dimensione della distanza fra regioni nelle diverse componenti del tasso di occupazione: la quota di forza lavoro occupata e, soprattutto, il tasso di attività della popolazione in età da lavoro. Quest’ultima variabile, in particolare, mostra un divario tra Mezzogiorno e Centro Nord di quasi 27 punti percentuali (Tavola 11), mentre nei paesi di confronto esso è mediamente inferiore a 5 punti” (pag. 435).
* 744 pagg., vi sono inclusi: informazioni utili per valutare la performance territoriale delle amministrazioni pubbliche ed un raffronto con la Germania Est (in 40 anni, la politica straordinaria ha speso nel Sud non più dello 0,7 per cento del Pil; per contro, per osservatori autorevoli tedeschi, “l’unità nazionale è un valore che trascende la logica economica, per il quale può ben valere la pena sacrificare il 5 per cento del PIL” - maggiore di quello italiano - secondo le regole del federalismo cooperativo (Politikverflechtung), che costituisce il carattere saliente del modello politico tedesco. Secondo stime non ufficiali i trasferimenti lordi sarebbero ammontati per il periodo 1991-2003 a 1.250-1500 miliardi di euro, equivalenti a una media di 96-115 miliardi annui) (pag. 486).
[4] “LA QUESTIONE MERIDIONALE NON AVRÀ MAI FINE”, DI LUIGI RUSCELLO, UN LIBRO DA LEGGERE TUTTO D’UN FIATO
La questione meridionale non avrà mai fine
Per quanto riguarda la riserva degli investimenti è da sottolineare che, more solito, essa è stata applicata all’italiana, nel senso che la disposizione di legge prevedeva di calcolare il 40% sul totale degli investimenti statali, ossia delle spese in conto capitale, al netto di quelle già stanziate in favore del Mezzogiorno, mentre nella pratica solo alcuni ministeri erano assoggettati e non per tutte le spese. […]
[5] A proposito della ripartizione dei fondi tra Nord e Sud, per dare solo un’idea delle decisioni concrete passate che sono state adottate al di là dei paroloni sui fiumi di soldi dati al Sud, allego una serie di scritti. Va da sé che sprechi e malversazioni ci sono stati, ma dato il notevole divario delle dotazioni infrastrutturali occorre ripristinare l'obbligo della riserva per il Mezzogiorno di tutti gli investimenti pubblici, affidandone però la gestione a rappresentanti del Nord. Questo è un modo serio – assieme ad altre misure: vedi in particolare l’eliminazione o riduzione sostanziale della rendita immobiliare cui accennavo nel mio commento sopra - di eliminare le cause sottostanti delle differenze salariali e di produttività tra Nord e Sud.
Fini contro Tremonti: “Fondi Fas? Bancomat per la Lega”
(Intervista del governatore PDL della Campania, Caldoro).
Una polemica con il governo, intanto, l'ha aperta anche lei attaccando il Cipe che ha assegnato fondi solo al Nord e poi chiedendo ai suoi colleghi governatori meridionali di disertare le prossime riunioni. Ha cambiato idea?
"No, le cifre parlano chiaro. Nella riunione di giovedì sono stati assegnati 21 miliardi al Nord e duecento milioni al Sud. La prossima volta sarà opportuno che le regioni meridionali disertino il Cipe".
Sud, D’Antoni: “Da Tremonti fiscalità di svantaggio”
Riporto una serie di articoli di Massimo Giannini, di Repubblica, e Sergio D’Antoni, Responsabile del PD per il Mezzogiorno, tra i più assidui commentatori delle gesta dell’incompetente e sleale Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.
Come si vede, entrambi concordano sulla “diagnosi” di schizofrenia e di incompetenza.
Il Sig. Giulio T. ed il principio di Peter/6/Schizofrenia
Piano per il Sud? Il gioco delle tre carte
Il Consiglio dei ministri approva il Piano per il Sud ma non dà nessuna garanzia circa la copertura finanziaria. Bersani: “si sono presi 4-5 miliardi dai fondi Fas e hanno ripubblicizzato il Mediocredito. Il resto sono solo parole senza cassa, siamo alle solite, al gioco delle tre carte”
Piano Sud: CGIL, il gioco delle tre carte del ministro Tremonti
Investimenti pubblici, il clamoroso caso ferrovie: 98,8% di fondi al Nord. Al Meridione solo le briciole
Le proposte del Partito Democratico/11 - Mezzogiorno
Proposte per il Partito Democratico campano (2007-2008)
L’Italia è stata fatta con il Sud, ma poi…