
Dalle elezioni europee[1] non voto più PD. Io ho sostenuto il NO nel Referendum,[2] non solo per difendere la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza dalle grinfie dei miliardari, dei ricchi, dei media controllati dai predetti, dei conservatori potenti alla Juncker, dei reazionari potenti alla Schaeuble, nonché dei loro milioni di UTILI IDIOTI, come Renzi; ma anche per cacciare il contaballe seriale sleale e traditore del mandato elettorale Renzi, per sostituirlo con uno di sinistra riformista del PD (inclusi gli ex), tenendo conto del voto e del programma del 2013 (della sinistra riformista, fanno parte o facevano parte, ad esempio, Pier Luigi Bersani, Enrico Rossi, Alfredo D'Attorre).
Rammento un fatto che sembra essere dimenticato da quasi tutti: tutti i parlamentari del PD (maggioranza assoluta alla Camera e relativa al Senato), inclusi i renziani, alcuni dei quali inseriti addirittura nel listino bloccato di Bersani (Bonafè, Boschi, Bonifazi e Lotti),[3] sono stati eletti con Bersani segretario e candidato informale a PdC, in coalizione con SEL, PSI e Centro Democratico, col programma di Csx “Italia bene comune”. Renzi non era neppure candidato.
Ora Renzi ha perso e si dimette; Napolitano, che rifiutò il mandato pieno a Bersani, non c'è più; nulla impedisce di rispettare il mandato elettorale, anzi sarebbe doveroso.
Bersani rifiutò, per coerenza, l'alleanza col pregiudicato Berlusconi, non c'era ancora NCD, quindi anche nel Cdx il quadro è mutato.
La non disponibilità di M5S era obbligata, determinata dal divieto statutario di allearsi con chicchessia; Grillo era eterodiretto da Casaleggio - contrario a qualunque alleanza -, che ora è morto; nulla dovrebbe impedire, tranne lo statuto, di mutare la strategia.
Premesso questo, dunque si riaprono i giochi, che possono sfociare in uno dei seguenti esiti (i nomi sono meramente indicativi):
1. Nuovo PdC del PD diverso da Renzi che tenga anche conto dell'esito del referendum, stessa alleanza PD-NCD fino alla fine della legislatura.
2. Nuovo PdC del PD diverso da Renzi (ad esempio, Enrico Rossi o D'Attorre, che ha espresso recentemente una critica ragionata severa verso gli squilibri strutturali dell'Euro[4]) e alleanza con M5S.
3. Governo tecnico per approvare la legge elettorale ed elezioni politiche nel 2017.
Elemento importante da considerare è se Renzi rimane segretario del PD,[5] partito che conserva la maggioranza parlamentare. Io mi auguro che si dimetta anche da segretario.
Altro elemento da valutare è che M5S dovrebbe cercare un leader, anche esterno, un poco meglio del buffone ignorante Grillo. E, se non lo hanno ancora fatto, provvedere urgentemente a modificare il loro statuto, che vieta alleanze.
La politica è un mestiere nobile e difficile, bisogna esserci portati. E fare il PdC è come la Formula1, alla portata di pochissimi, capaci anche di fare una buona squadra.
I politici mediocri - vedete Berlusconi o Renzi - si scelgono immancabilmente collaboratori mediocri. La situazione dell'Italia è ancora difficile, non ce lo possiamo permettere.
In un’ipotesi ideale, essendo il galantuomo Bersani usurato, io tifo, come prima scelta, per Alfredo D’Attorre, anche per la sua consapevolezza della necessità di ridefinire i vincoli europei;[6] in subordine, in un’ipotesi più concreta, per Enrico Rossi.
[1] Analisi quali-quantitative/29 - Elezioni Europee 2014
[2] Referendum, vince il No con il 59%. Sì al 41%. Renzi si dimette. Affluenza al 68%
Domenica 4 Dicembre 2016 - Ultimo aggiornamento: 05-12-2016 07:41
[3] VERSO LE URNE. Liste Pd, Bersani fa la parte del leone
Roberta D'Angelo sabato 5 gennaio 2013
[4] Noi di sinistra dobbiamo chiedere scusa per l’euro
Il Fatto Quotidiano 26.10.'16
[5] PD, metamorfosi incipiente di un partito
[6] Unione Europea: rischio di disintegrazione, ma va salvata su nuove basi

1. Prima osservazione. Tra tutte le spiegazioni sullo spread, che ho letto in giro, manca quella forse più importante per il dibattito contingente, scatenato dalla strumentalizzazione dello spread che ne stanno facendo i cosiddetti poteri forti ai fini della campagna referendaria a favore del sì.[1] Analogamente a quanto successe nel 2011.[2] E che è questa: lo spread riguarda i titoli di Stato già emessi e che vengono negoziati sul secondo mercato (mercato aperto). Non c’è una relazione diretta tra lo spread e gli interessi pagati sui titoli pubblici di nuova emissione acquistati da pochi dealer (una ventina) sul mercato primario.[3]
2. Seconda osservazione. La stessa propaganda ventila, in caso di vittoria del NO, il rischio di fallimento di ben 8 banche italiane. Con inevitabili, gravi riflessi negativi - si dice - sul debito pubblico italiano, poiché le banche sarebbero detentrici di una grossa aliquota di esso, addirittura, secondo alcuni, di una quota che arriverebbe al 70%. In realtà, il debito pubblico italiano è detenuto per il 10% circa da famiglie, per 1/3 all'estero = subtotale 44%; il residuo 56% da banche (circa 20%), assicurazioni (circa 20%), fondi comuni (circa 5%) e Banca d'Italia (circa 10%).[4]
3. Terza osservazione. Sostenibilità.
(a) Il debito pubblico italiano, pari al 30/9/2016 a 2.212,6 mld,[5] è, in rapporto al Pil, poco più della metà del debito pubblico del Giappone, il che dimostra che, se si ha alle spalle una banca centrale degna di questo nome, esso non è un grosso problema. Inoltre, la sostenibilità del nostro debito pubblico, garantita nel breve periodo dall’esistenza di un avanzo primario, è attestata, nel medio-lungo periodo, sia dall’UE che da Centri studi internazionali, grazie alla dinamica sotto controllo soprattutto della spesa pensionistica.[6]
(b) Finché c'è un deficit, il debito pubblico non può che crescere.
(c) Poiché c’è un avanzo primario (quasi sempre negli ultimi 20 anni) e talvolta consistente, il debito è cresciuto - come spiega la Banca d’Italia - non a causa della spesa primaria (che è più o meno in linea con la media UE28), ma degli interessi passivi; i cui tassi hanno risentito del fatto che l’Italia è stata per troppi anni (una trentina) priva dello scudo della sua banca centrale, che in più teneva alto l'interesse per gli obblighi dello SME e per attirare capitali.
(d) Il Csx, “stranamente”, ha sempre fatto crescere meno il debito pubblico rispetto al Cdx, pare perché vince le elezioni nei periodi di crisi economica e deve riparare ai guasti causati dal Cdx e rientrare nei parametri UE, cosa che fa con zelo.
(e) Il debito pubblico italiano include attualmente delle poste straordinarie:
- aiuti a titolo oneroso agli altri Paesi (60 mld) e
- pagamento debiti pregressi PA (40 mld);
- disponibilità liquide del Tesoro (39,3 mld al 30/9/2016, dopo aver coperto i cali del debito pubblico sia in agosto, 30,9 mld, che in settembre, 12,1 mld).
(f) A fronte di un debito pubblico elevato, c’è una ricchezza privata elevata, tra le più alte al mondo, e un debito privato relativamente basso.
(g) In depressione/recessione/stagnazione, occorre fare una politica economica anticiclica e la riduzione del debito pubblico non è una priorità, anzi è esiziale, a meno che non lo si riduca attraverso un’imposta patrimoniale congrua sulla metà del decile più ricco, a bassissima propensione al consumo.[7]
(h) E, in ogni caso, il parametro che conta è il rapporto debito/Pil, che dipende anche dal denominatore, i.e. crescita, ma ciò è impedito dai vincoli UE; che hanno co-determinato un calo del Pil (denominatore) di almeno 150 mld (-10%) e impedito finora di recuperarlo.
[1] Referendum, meglio tenerci la Costituzione che abbiamo
[2] La Procura di Trani, Deutsche Bank e Mario Seminerio, il terzo più “stupido” d’Italia
[3] QE, gli obiettivi ed i poteri della BCE e della FED
[5] Finanza pubblica, fabbisogno e debito
Anno XXVI - 15 Novembre 2016, n. 62
[6] Debito italiano a rischio, anzi il più sostenibile
Carlo Clericetti - 28 FEB 2016
[7] Piano taglia-debito per la crescita
Le determinanti dello spread
Carlo Clericetti - 26 NOV 2016
Il funerale della Costituzione
Prima osservazione: referendum
2. Quelli del sì accusano quelli del NO di conservatorismo. Ma da gente che stravolge abitualmente il termine “riforma” ed ignora il significato deteriore di “conservatore” (cfr. http://www.treccani.it/vocabolario/conservatore/) sarebbe sorprendente aspettarsi che affermasse il contrario.
3. La ragione principale per sostenere che l’attuale Parlamento non avrebbe dovuto revisionare la Costituzione è che la revisione costituzionale attuata - con una differente maggioranza non di Csx ma di Cdx - è giocoforza per vari aspetti opposta a quella delineata nel programma elettorale vincente (“Italia bene comune”, maggioranza assoluta alla Camera e relativa al Senato http://archive.partitodemocratico.it/speciale/cartadintenti/home.htm). E questo da solo già basta e avanza.
4. In più, l’attuale Parlamento è stato eletto con una legge elettorale incostituzionale; la Corte Cost. ha ritenuto – illogicamente - di salvare la legislatura, ma il Parlamento avrebbe fatto meglio ad astenersi dal toccare la Costituzione.
5. In più, ancora, l’iniziativa della revisione è stata del Governo, che - Calamandrei a parte -, ha tradito, facendo questo, il mandato elettorale; presieduto da un PdC neppure candidato e che per giunta ha proceduto con modalità “di parte”, molto divisive, ripetendo l’errore fatto in precedenza quando si è modificato la Costituzione a colpi di maggioranza; e varando misure e con una maggioranza parlamentare opposte alla coalizione ed al programma elettorale vittorioso, tradendo così per 2 volte il suo elettorato.
6. Sul merito della revisione, la riforma/deforma Renzi-Boschi ha alcune cose buone (ad esempio, a mio avviso, la modifica del Titolo V, che, però, sarebbe dovuta essere più radicale e contemplare una riduzione del numero delle Regioni, cosa difficilissima ma necessaria, soprattutto al Sud), ma tantissime sbagliate, cfr. l’analisi puntuale dell’Avv. Besostri, colui che ha iniziato l’iter che ha portato alla sentenza sull’incostituzionalità del “Porcellum”, COSTITUZIONE ITALIANA: RIFORMA O DEFORMA? (Puntata 01) https://www.youtube.com/watch?v=1IFUdUBu5e8, COSTITUZIONE ITALIANA: RIFORMA O DEFORMA? (Puntata 02)
7. Il popolo, come massa, è fatto da sempre in gran parte di disinformati, utili idioti manipolabili, facili prede di pifferai magici (cfr. il carteggio tra Einstein e Freud in “Perché la guerra?”[1]). Era compito degli intellettuali di sinistra educarlo, elevarlo, dargli coscienza critica. Da 20 anni, gli intellettuali di sinistra si sono omologati agli agit-prop di destra. I VIP del sì, con l’alibi del cambiamento, sembrano diventati anche loro dei vecchi conservatori. E supportano la deforma costituzionale di un contaballe seriale e traditore. La questione è prepolitica, attiene all'etica. Dispiace. Sarebbe stato meglio il silenzio da parte loro.
Seconda osservazione: Unione Europea in Costituzione
Citazione: “Barra Caracciolo mette in evidenza che non solo l'adesione all'Unione viene costituzionalizzata, ma la formulazione è tale che le norme europee diventano sovraordinate rispetto a quelle della nostra Costituzione”.
Barra Caracciolo ne sa più di me, ma anche in questo caso credo disinformi, poiché il nuovo testo sostituisce soltanto il termine “comunitario” con “dell’Unione europea”.
LA RIFORMA COSTITUZIONALE
Testo di legge costituzionale
Testo a fronte con la Costituzione vigente
“La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”.
“La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea e dagli obblighi internazionali”.
Terza osservazione: missione dell’Unione europea
Citazione: “per la Costituzione italiana il valore più importante è quello del lavoro, come recita la prima frase, per l'Unione è invece la stabilità dei prezzi, a cui tutto il resto deve essere subordinato”.
Ne abbiamo già discusso. Questo vale solo per la BCE (art. 2-Obiettivi Statuto BCE). E’ falso, invece, che la stabilità dei prezzi sia sovraordinata a tutti gli altri obiettivi anche per l’Unione europea. Questo è quello che cercano di far passare informalmente e nella comunicazione sia la Germania, sia la burocrazia europea, dopo l’approvazione del Trattato di Lisbona, ma la stessa BCE, che nel suo sito ha adeguato il testo delle sue funzioni proprio a tale scopo, si è limitata a mettere in rilievo che la stabilità dei prezzi è diventato un obiettivo anche dell’Unione europea, e non arriva ancora a scrivere che esso sia sovraordinato anche per l’UE.
“L’UE si pone diversi obiettivi (articolo 3 del Trattato sull’Unione europea), fra i quali lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale. Pertanto, la stabilità dei prezzi non è solo l’obiettivo primario della politica monetaria della BCE, ma anche un obiettivo dell’intera Unione europea”.
Come dicevo, ne abbiamo già discusso in passato (cfr. http://clericetti.blogautore.repubblica.it/2016/06/24/gli-apprendisti-stregoni-dellausterita/), la missione dell’UE è statuita dall’art. 3 del TUE, che pone come obiettivi prioritari dell’Unione europea, non la stabilità dei prezzi, ma “una crescita economica equilibrata” e “la piena occupazione”. Io, su questo aspetto fondamentale, anziché con Barra Caracciolo e Giacché, sono d’accordo col prof. Daniele Ciravegna: sono l’UE e la BCE a non rispettare i Trattati europei.[2]
Sono Ue e Bce a non rispettare i trattati europei
Il modello d’Europa definito dai trattati europei appare assai migliore rispetto all’effettiva gestione che alla comunità europea stanno dando gli organismi investiti del governo dell’Ue
1. Ho scoperto che il blog di Barra Caracciolo è censurato da Twitter: ben gli sta, chi la fa l’aspetti! Chi di censura ferisce di censura perisce. Non ne so altri…[3]
2. Sono ignorante in materia, ma Barra Caracciolo, anche perché scrive malissimo, mi sembra poco condivisibile. E temo faccia artatamente confusione tra compiti e missione, che in definitiva sono gli obiettivi primari di un’organizzazione.
“Art. 55 Il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali ed esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica. Concorre all’esercizio della funzione legislativa nei casi e secondo le modalità stabiliti dalla Costituzione, nonché all’esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato, gli altri enti costitutivi della Repubblica e l’Unione europea. Partecipa alle decisioni dirette alla formazione e all’attuazione degli atti normativi e delle politiche dell’Unione europea. Valuta le politiche pubbliche e l’attività delle pubbliche amministrazioni e verifica l’impatto delle politiche dell’Unione europea sui territori. Concorre ad esprimere pareri sulle nomine di competenza del Governo nei casi previsti dalla legge e a verificare l’attuazione delle leggi dello Stato”.
3. Anche il lungo art. 70 definisce le competenze e le modalità in cui si svolgono i compiti della Camera e del Senato. Ma che c’entra la subordinazione rispetto all’UE? Quella in parte già c’è, se no che Unione è. Il problema è che l’ispirazione primigenia neo-liberista-ordoliberista e burocratica è il peccato originale,[4] con un Parlamento europeo dimidiato, una BCE troppo indipendente,[5] con i testi dei Trattati ambigui e la loro interpretazione troppo discrezionale, “orientata” e spesso fatta con 2 pesi e 2 misure.[6] Un mezzo casino. Gestito da politici mediocri, come Renzi, Merkel, Hollande,[7] facili prede dei poteri forti. Meglio, perciò, stare fermi un giro, tenerci la Costituzione che abbiamo, in attesa di tempi e uomini migliori. NO!
[1] L’ammuina dei poveri e l’egoismo dei ricchi
[2] Sono l’Ue e la Bce a non rispettare i trattati europei
[3] Dialogo acceso tra Quarantotto (Luciano Barra Caracciolo) e me sui poteri della BCE
[4] UE malata, governata dalla destra reazionaria, con la complicità dei sedicenti socialisti
[5] Replica alla risposta della BCE alla petizione sulla BCE
[6] Commissione UE, due pesi e due misure
[7] UE, classifica (personale) dei mediocri
Gustavo Zagrebelsky: “Costituzione indifesa come a Weimar. Fermiamo gli apprendisti stregoni” «Parlamento illegittimo, non poteva cambiare la Carta. Ma i garanti tacciono Mourinho direbbe: riforma zero tituli. Col proporzionale torna la politica»
GIUSEPPE SALVAGGIULO - 29/11/2016
[…] La riforma non tocca i principi, la prima parte della Carta.
«Davvero si tratta solo di efficienza dell’esecutivo e non anche di partecipazione di coloro che a quei principi sono interessati? A proposito: a me pare che sia stato violato proprio l’articolo 1».
«La riforma è stata approvata da un Parlamento eletto con una legge incostituzionale. Fatto senza precedenti».
Però la sentenza della Consulta sul Porcellum dice che il Parlamento resta in carica.
«La prima parte della sentenza dice che la legge è incostituzionale perché ha rotto il rapporto di rappresentanza democratica tra elettori ed eletti. La seconda che, per il principio di continuità dello Stato, il Parlamento non decade automaticamente. Bisognava superare il più presto possibile la contraddizione. Invece il famigerato Porcellum, che tutti aborrono a parole, non è affatto estinto: vive e combatte insieme a noi perché il Parlamento che abbiamo è ancora quello lì. La riforma costituzionale è stata approvata con i voti determinanti degli eletti col premio di maggioranza dichiarato incostituzionale. Ma i garanti della Costituzione fanno finta di niente e tacciono».
«Dal presidente della Repubblica ai singoli cittadini. La Repubblica di Weimar, nella Germania degli Anni 30, implose anche per l’assenza di un “partito della Costituzione” che la difendesse oltre gli interessi contingenti dei partiti. Oggi accade lo stesso».
Perché è violato l’articolo 1?
«L’articolo 1 dice che la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Ebbene, questo Parlamento non è stato eletto secondo le forme ammesse dalla Costituzione. C’è stata un’usurpazione della sovranità popolare. La riforma è viziata ex defectu tituli».
Professore, così diamo nuovo materiale a Crozza.
«Allora citiamo Mourinho: è una riforma “zero tituli”».